DONARSI... È DARE VITA!

Con fatica ed impegno, il pellicano vola e nuota per sfamare i suoi piccoli...

Il Gufo nei suoi pensieri notturni disse:

Un pellicano, dalle grandi ali bianche,
viveva in una vertiginosa insenatura,
che si insinuava nelle pieghe di pietra di un'aspra scogliera.
Là, erano usciti dall'uovo i suoi due magnifici figli:
due piccoli pellicani, robusti e perennemente affamati.
Il pellicano si tuffava con regolare frequenza,
sfidando onde e scogli, per catturare pesci e molluschi,
in modo da riempire i becchi,
sempre spalancati, dei suoi piccoli.
Ma, durante un inverno terribile,
il pellicano si trovò in difficoltà.
Venti e burrasche si alternavano, senza pause.
Gli divenne impossibile alzarsi in volo.
Il forte vento lo sbatteva contro la scogliera,
e si ritrovò con un'ala rotta ed inutilizzabile.
Si rannicchiò nel nido, con i suoi piccoli.
I due piccoli pellicani urlavano, a becchi spalancati.
«Fame! Fame!».
Straziato dalla loro sofferenza,
il pellicano fece ciò che si tramanda nella sua specie:
affondò il becco nella sua carne, per offrirla ai suoi piccoli.
Così, per qualche giorno, sfamò i propri piccoli,
strappandosi pezzi di carne.
Riuscì a sopravvivere, per qualche giorno,
al suo sacrificio.
Poi morì.
Uno dei piccoli disse all'altro:
«Meno male!
Non ne potevo più, di mangiare tutti i giorni la stessa cosa!».

È il "miracolo" di ogni "Messa":
 «Prendete e mangiate, questo sono io!».
E la gente dice: «Che barba! Sempre le solite cose...».