TARLO ESPLORATORE...

"Speranza, e coraggio, guidano il cuore del piccolo tarlo! Anche noi, possiamo decidere di spostare lo sguardo: un altro mondo ci attende!"...

Il Gufo nei suoi pensieri notturni disse:

In una trave dell'armatura, di un vecchio e massiccio fienile,
viveva una comunità di tarli!
La loro vita consisteva nel rosicchiare, rosicchiare, e ancora rosicchiare...
 Se non rosicchiavano, dormivano, e questo era tutto!
In passato, erano stati i loro genitori a fare la loro opera di rosicchiamento nella trave
e, ancor prima di loro, i nonni e i bisnonni.
Giantarlo era un "tarlino" giovane e vispo e, dopo aver molto riflettuto, disse:
«Che cosa c'è, alla fine del nostro trave? Forse, c'è un altro mondo!».
I tarli scoppiarono a ridere. «Ma tu sei completamente impazzito!»,
dissero, ed il tarlo più anziano aggiunse beffardamente:
«Se sei così sicuro, va’ a vederti l'altro mondo! La via per arrivarci è semplicissima:
basta che rosicchi sempre in direzione Sud... Va’! Nessuno ti trattiene!».
Lavorava con zelo, e s'immaginava l'altro mondo meraviglioso.
Era persuaso che la trave non poteva essere «tutto il mondo».
Il papà e la mamma lo inseguirono preoccupati...
 «Figlio mio!», scoppiò a piangere la madre.
«Ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, rosicchia con noi in pace,
come ti hanno insegnato tuo padre e tua madre:
scava come i tuoi fratelli, che ti vogliono tanto bene!».
Giantarlo voleva bene ai suoi, ma continuò risolutamente a rosicchiare in direzione Sud.
Rosicchiò e rosicchiò, ma le travi sono grosse, e i tarli sono piccoli.
Il tempo passava, e Giantarlo trovava sempre e soltanto legno!
Mille volte gli venne la tentazione di fermarsi, tornare indietro
e comportarsi come tutti i tarli di questo mondo.
Una notte, rannicchiato nella galleria che stava scavando, spossato per la fatica,
con le lacrime agli occhi, prese la grande decisione:
 «Basta! Non c'è nessun mondo al di là della trave...
Tutto è legno e nient'altro! Domani tornerò indietro!».
Proprio in quel momento, un rumore sottile sottile, che ben conosceva, lo fece trasalire.
Era il rumore di un tarlo, che scavava a tutta forza.
Dopo un po’, lo vide arrivare! Era ansante, sudato, ma sorridente fino alla coda...
«Finalmente ti ho raggiunto!», disse il nuovo arrivato.
 «Mi chiamo Piertarlo, e voglio venire con te!
Anch'io sono stufo della trave... Sono certo che c'è un altro mondo, fuori!».
«Piacere!», rispose Giantarlo. E sentì che gli era tornato in cuore tutto il coraggio.
«Domani scaveremo una galleria di esplorazione in quella direzione là...
Sento che non manca molto alla meta!».
In realtà, mancavano ancora dieci centimetri abbondanti,
perché la direzione Sud non era la migliore per uscire dalla trave,
ma il vecchio tarlo non aveva mai capito niente di "punti cardinali".
Ma, in due, era tutto più facile...
La fatica era divisa a metà, il coraggio raddoppiato!
Così, un mattino dorato di Settembre, Giantarlo e Piertarlo sbucarono fuori del trave.
 Per la prima volta, videro il cielo azzurro e lo splendore del sole.
«Urrà!», gridarono all'unisono, e si abbracciarono.
Che cosa perdevano i tarli, che pensavano che tutto il mondo fosse un trave!
L'aria tersa, del loro nuovo mondo, era percorsa da suoni incantevoli.
«È il Coro degli Angeli!», esclamò estasiato Giantarlo.
«Ma va’!», brontolò una formica,
che transitava da quelle parti, trascinando un pesante chicco di grano.
«Sono i grilli! E mi fanno venire un mal di testa...».
Ma, per i due tarli,
quel "cri-cri" era la musica più straordinaria, che avessero mai sentito!

"Dopo questa vita, c'è un altro mondo...".