VITA NEI RACCONTI...

"Una Luce che dà vita: così Dio racconta all'uomo il Suo Amore!"...

Il Gufo nei suoi pensieri notturni disse:

C'era una volta, un narratore!
La sua giornata era fatta di tanti impegni,
vissuti senza lasciarsi vincere dagli affanni e dalle preoccupazioni.
Felice di niente, con la testa sempre piena di sogni.
Ma il mondo gli pareva grigio, brutale, arido di cuore, malato d'anima...
E ne soffriva!
Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un'idea!
"E se raccontassi loro delle storie?
Potrei raccontare il sapore della bontà e dell'amore,
li porterei sicuramente alla felicità!".
Salì su una panchina, e cominciò a raccontare, ad alta voce.
Anziani, donne, studenti, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo,
poi si voltarono e proseguirono per la loro strada...
Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno,
non si scoraggiò!
Il giorno dopo, tornò nel medesimo luogo,
e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore.
Nuovamente, della gente si fermò, ma meno del giorno prima.
Qualcuno rise di lui!
Altri, cinicamente, commentarono tra sé:
"Che illuso ed ingenuo, non ha ancora capito che,
tutti questi bei discorsi, non si possono vivere!
Che si svegli, la vita è tutt'altra cosa!".
Qualcun altro lo trattò da pazzo, fanatico. Ma lui continuò, imperterrito, a narrare.
Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza, per parlare alla gente,
offrire i suoi racconti d'amore, e di quelle voci, che abbiamo dentro,
e che ci parlano di cieli azzurri ed aria pulita, di sogni e di batticuori,
di voglia di abbracciarsi e piangere insieme...
Ma i curiosi si fecero rari e, ben presto, si ritrovò a parlare solo alle nubi,
e alle ombre frettolose dei passanti, che lo sfioravano appena.
Ma non rinunciò!
Scoprì che non sapeva, e non desiderava far altro, che raccontare le sue storie,
anche se non interessavano a nessuno.
Cominciò a narrarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle,
senza preoccuparsi di essere ascoltato.
La gente lo lasciò solo, dietro le palpebre chiuse!
Passarono degli anni...
Una sera, d'inverno, mentre raccontava una storia prodigiosa,
nel crepuscolo indifferente,
sentì qualcuno che lo tirava per la manica.
Aprì gli occhi, e vide un ragazzo!
Il ragazzo gli fece una smorfia beffarda:
"Non vedi che nessuno ti ascolta, non ti ha mai ascoltato, e non ti ascolterà mai?
Perché diavolo vuoi perdere, così, il tuo tempo?".
"Amo i miei simili!", rispose il narratore.
"Per questo, mi è venuta voglia di renderli felici!".
Il ragazzo ghignò: "Povero pazzo, lo sono diventati?".
"No!", rispose il narratore, scuotendo la testa.
"Perché ti ostini, allora?",
domandò il ragazzo, preso da una improvvisa compassione.
"Continuo a raccontare! E racconterò fino alla morte!
Un tempo, era per cambiare il mondo...".
Tacque, poi il suo sguardo si illuminò.
E disse ancora:
"Oggi racconto, perché il mondo non cambi me!".