POESIE     Assaporando un tuo dipinto...     DIARIO

Guardando l'Infinito...

( dipinto di Riccardo Gessa )

Ma quale è la realtà? L'eco del ricordo o la percezione di ciò che ancora non ho vissuto?
Ombra di me stessa, mi proietto all'infinito senza mai capire il mio ruolo effettivo nel paesaggio fluido dell'essere e del diventare...
Specchio di me stessa? Eppure non mi riconosco perchè a nessuno concedo il vero volto, i tratti genuini della mia umanità, la condivisione pura d'una trasparente essenzialità...
Sola, nel labirinto vitreo d'un mondo cui mai sento di appartenere totalmente, vago tra passato e futuro, restando saldamente attaccata al presente che neppure mi piace.
Basterebbe alzarsi e partire davvero? Ma solo la mente è capace di movimento, di proiettarsi al di là del finto muro che ho dinanzi, delle remore radicate che hanno piantato le mie paure e che sono col tempo diventate la barriera arborea che oggettivamente mi ostruisce parte d'orizzonte...
Una scusa banale? Una rinuncia? Una rigida visione? Una mentalità imprigionante?
Amavo la libertà ed ho negato l'orizzonte...
Lo riempio di ostacoli, di impedimenti e di fantasmi...
Il pensiero, dotato di ali, riesce a volare laggiù... laggiù... ma la visione si ferma improvvisa e non so o non posso o non oso andare al di là, leggere il futuro, svelare di me l'effettivo desiderio che s'incarna o che soccombe...
Cielo e mare, in un'unica fumosa valle, non sono l'ostacolo "vero" al mio sentire...
I sensi, risvegliati a fatica, non danno di me l'oggettiva rappresentazione...
Mi hanno sempre consigliato di "guardare avanti" ed io l'ho fatto, lo faccio ancora... ma fino a quando?
Quale delle proiezioni è l'Io reale? Quale delle immagini riflesse è l'Io di carne? Dove arriva e da dove ripartirà il mio pensare?
Neppure questo so... di fronte alla "leopardiana siepe" che ho visto ricrearsi sul mio "Infinito" non oso sfidare la "quiete" e me ne sto immobile, senza né volto né movimento...
Cosa mi resta d'umano? Statua o preghiera? Donna o desiderio? Amica-amante o sogno d'amore?
Sospesa in un limbo non posso fare a meno degli ultimi appigli di terra che restano...
La Natura s'atteggia, cambia forma, si trasforma in ondulata marea...
"Naufragar m'è dolce in questo mare" diceva il Poeta... ma io stento persino a navigare... più che dolcezza del lasciarsi andare, la mia è tensione del forse andrò...
La mente - ah quella sì - s'avventura... ma poi si rifugia... si ritrova... si blocca... s'immedesima...
La mia mano nervosa appoggiata al ginocchio... frullio di attese e ricordi... ma assenza di vento-movimento...
Quale suono, quale atmosfera? Un silenzio ronzante: il silenzio del pensiero vagante...
Vorrei vedere e non solo guardare...
Vivere...
Avere occhi e labbra per leggere e sillabare...
E urlerei il tuo nome. O forse ancora il mio...

( SANDRA CERVONE )