( Merta, Rajasthan, 1498-1547 )
"È tempo di portare i miei versi nelle strade".
Principessa e poetessa mistica
dell'induismo, seguace del "guru" Ravidas, Mirabai, (chiamata anche
Meera o Meerabai), ha composto tra i 200 ed i 1300 "bhaians",
componimenti poetico-musicali di natura mistico-religiosa. La sua figura è
avvolta nella leggenda e nel mistero: molte delle notizie che la riguardano sono
infatti incerte oppure ricostruite partendo dai suoi versi e dagli aneddoti
raccolti anni dopo la morte dai membri della sua comunità. Sappiamo di certo
che apparteneva alla nobile famiglia Rajput e che, nel 1516, ancora
giovanissima, sposò il principe Bhoj Raj, erede al trono dell'antica dinastia
del Mewar. Il marito, però, morì tre anni dopo le nozze, prima di salire al
potere e senza darle figli. Fu allora che Mirabai, che secondo le tradizioni
avrebbe dovuto morire salendo sulla "pira" funebre per seguire il
defunto marito, cambiò vita, dedicandosi interamente alla spiritualità,
pellegrinando da un tempio all'altro e scrivendo per il proprio dio. Si racconta
che, sentendosi la sposa del dio Krishna più che del principe consorte deceduto
ed abbracciando interamente gli insegnamenti del suo "guru", Mirabai
non tenne conto delle numerose norme sociali vigenti all'epoca e, senza
rispettare la rigida divisione indiana in caste, si mise finanche ad aiutare i
"paria" ovvero gli emarginati. Nel tempo nacquero vere e proprie
leggende sulla figura della principessa che, in virtù della profonda devozione
a Krishna, avrebbe ottenuto direttamente da lui poteri magici. La poetessa,
quindi, riusciva a "trasformare il veleno in nettare, i serpenti in
ghirlande di fiori e le spine in petali"! Leggende, appunto, ma che Mirabai
fosse letteralmente "innamorata" di Krishna lo testimoniano numerosi versi che
fecero di lei la donna forse più celebrata ed amata del medioevo indiano.
Le sue pratiche devozionali, influenzate dall'appartenenza al movimento "Bhakti"
di parte della sua famiglia di origine, divennero sempre più intense e la sua
fama cominciò a diffondersi tra tutti i gruppi sociali e le caste.
Probabilmente aveva 30 anni quando intraprese la vita errante nei luoghi cari
alla memoria di Krishna, dove "folle di fedeli si riunivano per ascoltare
il suo canto e i suoi poemi". Visse i suoi ultimi giorni a Dwarka, in
Gujarat, dove, sempre secondo la tradizione, anche Krishna aveva trascorso i
suoi ultimi anni. Dice la leggenda che Mirabai terminò la sua vita
"fondendosi con l'amata divinità racchiusa nel tempio della
cittadina". Il suo "sari" fu rinvenuto avvolto all'idolo mentre
il suo corpo non fu mai ritrovato...
"Un tale amore/ non lo devi lasciar sfuggire mai./ Devi dargli tutto - corpo/ cuore, ricchezza - devi farlo/ abitare dentro di te,/ e guardando nel suo viso/ devi bere/ la felicità dai suoi occhi,/ e farlo diventare come vuole,/ e sia segno di una tua fortuna impareggiabile".
"Loto senz'acqua, notte senza luna,/ senza di Te la vita è senza senso./ Passo la notte sempre più turbata,/ questa Tua assenza m'accorcia la vita./ Di giorno non ho fame, la notte sonno,/ la bocca non sa esprimer tanta pena:/ con chi parlare? Nessuno più m'ascolta./ Vieni, ritorna, estingui questo fuoco./ Signore interno, perché così mi schianti?/ Vieni e dal dolore liberami per sempre./ Fui Tua serva per tante vite anteriori,/ solo Te amo, Amore, divino Amante".
Scrivono i critici che le poesie di Mirabai "riflettono la devozione per Krishna espressa secondo i canoni della poesia d'amore indiana del tempo: il lessico e le immagini utilizzate nel suo canto mistico sono infatti le stesse della poesia d'amore profano". Tutti i suoi poemi sono dedicati a Krishna: la poetessa credeva fermamente di essere stata, nella sua vita precedente, una delle numerose pastorelle che, secondo la narrazione tradizionale, innamorate di Krishna, erano in continua ricerca di unione spirituale e fisica con lui!
I suoi scritti sono, allo stesso tempo, spirituali e sensuali e Krishna è l'unico oggetto del desiderio.
La collezione dei suoi versi è
detta "Padavali", "collana di canti", secondo il termine
utilizzato al tempo per brevi inni spirituali, "Pada", e sono composti in
versi semplici con ritornello.
I canti di Mirabai, molto popolari, sono scritti nel dialetto "marwari"
del Rajasthan, ma sono stati generalmente alterati e trasformati; sono inoltre
accompagnati da una dolce melodia caratteristica che accompagna il lettore nella
giusta atmosfera romantica che ben s'addice ai cantici d'amore.